venerdì 13 febbraio 2009

La crisi, i giovani e la famiglia

Alcuni giorni fa è apparsa una ricerca demoscopica a cura di Demos che pone l'attenzione su alcuni temi importanti:

a) la percezione del futuro delle persone e delle famiglie è ancora tendente al brutto
b) si cominciano a riscontrare alcuni segnali di timida inversione del trend. Confortanti ma, ancora così deboli, da non risultare significativi
c) le parti di popolazione più preoccupate e con meno fiducia nel futuro sono i giovani che vivono il travagliato passaggio tra scuola e lavoro e coloro che si stanno approssimando alla pensione (tre persone su dieci si sentono più povere)
d) recupera l’indice relativo all’economia familiare che rimonta, rispetto ad ottobre, di cinque punti percentuali.

Che significa tutto questo, specialmente l'ultimo punto? Una delle possibili chiavi di lettura è la riscoperta da parte delle persone e delle famiglie dei valori e delle caratteristiche proprie delle nostre terre.

La famiglia, infatti, ritorna al centro dell’interesse e riscopre la sua funzione di motore trainante dell’economia. Fenomeno non nuovo in queste zone, caratterizzate da una partita I.V.A. ogni otto abitanti, quindi da una imprenditoria diffusa che nella famiglia trova radice e stabilità del suo fare economia.

Infatti la piccola impresa si caratterizza per tre elementi specifici:

- la coincidenza dell’interesse imprenditoriale con i valori del nucleo familiare

- l’apporto equilibrato di capitali con quello di forza lavoro spesso, essa stessa, originata dalla famiglia

- il legame specifico dell’impresa-famiglia con il territorio e quindi, da un lato il rifiuto alla delocalizzazione e dall’altro l’interesse al “buon governo” locale senza del quale non esiste né sviluppo né futuro.

Tutto questo è entrato nell’abitudine, vorrei dire nella tradizione comportamentale delle persone. Per questo, a crisi ancora in corso, le tinte fosche dell’economia si stemperano quando questa viene filtrata attraverso il “sistema famiglia”. E’ un corredo quasi genetico che marca la differenza tra noi ed altri luoghi d’Italia e del mondo. Ma è anche un legame che, per rimanere forte, deve rinsaldarsi ogni giorno con azioni coerenti da parte di tutti.

Tutti, a cominciare dai giovani, dobbiamo essere consapevoli del grande vantaggio economico, operativo e competitivo che questo modello ha dispiegato nel tempo. Proprio per questo dobbiamo difenderlo esprimendo, mi rivolgo ai giovani in particolare, uno scatto d’orgoglio, magari non privo di sacrifici, a costo di accettare qualche rinuncia nel breve per star ancora meglio nel lungo periodo.

Da questo punto di vista il sondaggio è consolante ed impietoso insieme. Le due parti di società dotate di minor fiducia, i giovani e coloro che traguardano alla pensione, sono quelle che maggior vantaggio possono trarre dal “welfare familiare”. Ma, proprio per questo, sono anche quelli che più e prima di altri, se non sapranno prendere con parsimonia, potrebbero far rapidamente implodere il sistema.

Diversamente, ciò che i nostri avi e tutti noi abbiamo contribuito a costruire nel passato - il modello famiglia/impresa che tanto c’invidiano -, potrebbe diventare solo un nuovo ammortizzatore sociale. Una cassa integrazione in cui si finiscono per accumulare le perdite ed i problemi mentre gli utili o i proventi vengono trattenuti ed utilizzati da ciascuno, in proprio.